I nostri buoni amici di Unotre si sono ritrovati ad immaginare, in modo molto giocoso, quelle che potrebbero essere le “sneakers del futuro” (con le scusa che nel presente stanno uscendo delle scarpe da running fatte davvero a modo, le Vazee Prism della New Balance). Il gioco, nel suo piccolo, è intrigante; e allora ci siamo ritrovati a pensare quali feature potrebbero avere delle scarpe customizzate Soundwall.
SCIOGLI LE TRECCE AI CAVALLI
Tipo: quando un dj fa un passaggio brutto, ma brutto veramente, ma praticamente proprio orribile, il nodo dei lacci si scioglie in automatico. Così tu puoi evitare di guardare con un misto di disgusto ed imbarazzo (per lui) il dj, visto che devi chinarti per riallacciare le scarpe. Ora che hai finito il nodo, il dj magari è riuscito a recuperare il beat, picchiettando come un matto il pitch, mentre un rivolo di sudore gli scende dalla fronte (mentre vi scriviamo questo, abbiamo in mente un’immagine ben precisa: il cantante di un gruppo indie rock piuttosto famoso che, anni fa, si cimentò come dj dance in un festival estivo milanese. Stesso rivolo di sudore, stesso disagio suo e nostro nell’ascoltare quanto era un cane rognoso a mixare).
NO, IL TRIANGOLO NO
Una feature fondamentale che dovrebbe avere una scarpa in un club, anzi, da club, è quella che ti porta a fiutare le situazioni – molto italiane – in cui stanno per nascere dei focolai di tensione. Quelli dove “due contro uno”, o dove “tu stai ronzando attorno alla mia ragazza”. Una specialità molto mediterranea, per non dire proprio italiana, che viene guardata con compatimento da tutto il resto dell’Europa civile, di solito. Poi chiaro: gli unni e i maleducati ci sono dappertutto, i violenti purtroppo pure (Begbie in “Trainspotting” Welsh l’ha ritagliato su figure che esistono davvero, mica solo sulla sua fantasia malata), ma certe manifestazioni di machismo melodrammatico&aggressivo sarebbe il caso le portassimo via dai club per metterle lì dove meritano di stare: nelle caverne, o negli sgabuzzini della storia. Quindi ecco: le nostre sneaker perfette, quando grazie a un sensore sentono nell’aria un’improvviso esplosione di testosterone rancido ed avariato, improvvisamente ti fanno dirigere verso l’uscita o vero un angolo tranquillo della venue, muovendosi loro da sole. Brave.
VOGLIO UNA VITA SPERICOLATA
Ecco, qui a programmare il sensore ci vorrebbe un po’ di tempo. E ci vorrebbe il consiglio di gente come Laurent Garnier, Andrew Weatherall, Jackmaster e [rinfoltite voi la lista a piacere]. Però ecco, sarebbe meraviglioso se esistessero delle scarpe che riescono a riconoscere i mestieranti della console, quelli che suonano dischi tutti uguali fra loro, che usano sempre i soliti due trucchi da abc del dj tech-house e che non mettono un minimo di personalità e di rischio artistico in quello che fanno. Diciamolo: questi mestieranti dal nuovo millennio in poi si sono moltiplicati come i funghi, grazie anche all’arrivo della tecnologia che – lungi dall’essere un problema in sé, sia chiaro – ha troppo migliorato la vita a quelli che sono dj per convenienza e non per passione. Quanto sarebbe bella una sneaker che, avvertendo dietro precisi parametri di onda sonora che si ha a che fare con uno di questi brutti ceffi mestieranti senza arte né parte che ha solo con la voglia di saltare sul carrozzone del clubbing, al momento opportuno restringe la scarpa di uno o due numeri e quindi ti impedisce di ballare? Se tu non balli, non soddisfi l’ego di chi fa il dj solo per posa o per calcolo e non per vera vocazione. Se tu non balli, non ti diverti. Se non ti diverti, stai a casa. E magari metti su, stavolta per davvero, della buona musica, musica che ti gratifichi davvero. Che oggi come oggi pare ogni tanto un desiderio incredibilmente spericolato e controcorrente…