Ogni morte ha il suo peso specifico, quella di DJ Rashad la stiamo scoprendo in questi giorni. Se n’è andata una delle figure più eclettiche del panorama musicale americano (ma anche europeo), capace di elevarsi a status di totem della footwork e della juke. Senza entrare nel merito della morte di un ragazzo di 34 anni, preferiamo parlare di altro.
Nei giorni a seguire il suo decesso si sono alzate parecchie voci in coro per lasciare ognuna la propria dedica, la propria sentita testimonianza. Partiamo da suo padre, Anthony Harden, che lo ricorda con queste parole: “Fin da ragazzino, ha sempre fatto questo. Sapeva cosa voleva fare, e molti di noi non hanno avuto la possibilità di trasformare i nostri sogni in realtà”. Parole che lasciano intendere una determinazione molto precoce, parole che seguono quelle del suo manager, Wes Harden: “Rashad era un’anima gentile che ha lasciato un segno indelebile nel mondo della musica come tedoforo della footwork e juke. Siate certi che tutti quelli vicini a lui faranno in modo che la sua eredità viva in eterno per un grande uomo la cui vita è stata tagliata troppo presto”. Parole cariche di emotività, accecate dalla disperazione per la perdita di fratello e di un amico, anche per chi l’ha conosciuto poco, ma bene, come Kode9. Lui e la sua Hyperdub Records sono stati il ponte che ha permesso a DJ Rashad di esplodere definitivamente in Europa. Due EP come “I Don’t Give A Fuck” e “Rollin’”, e il fantastico album “Double Cup” l’avevano reso uno dei capisaldi dell’etichetta di Londra. Steve Goodman lo ricorda così: “Ho avuto l’onore di pubblicare la musica di Rashad su Hyperdub. L’ho conosciuto solo per circa tre anni, ma era diventato un buon amico e una delle mie più grandi influenze musicali. Era uno dei più divertenti, uno dei più positivi che abbia mai incontrato e un vero innovatore. Chiunque all’etichetta è devastato dalla sua morte e desideriamo mandare le nostre più sincere condoglianze a tutti i suoi amici e alla famiglia a Chicago, alla crew Teklife e a chiunque ovunque sia stato onorato dalla sua presenza e sollevato dalla sua musica. Non dimenticherò mai il duetto con lui in un karaoke bar di Tokyo”.
Non solo parole, ma anche musica nel ricordo. Mike Paradinas, capo della Planet Mu, ha reso il suo personale omaggio al producer sul sito della Red Bull Music Academy con una compilation di sedici tracce influenzate dalla footwork di Chicago: Kuedo, Girl Talk, Africa Hitech e Machinedrum sono alcuni dei nomi che si sono fatti ispirare dal sound della città situata sulle rive del lago Michigan. E sempre ritornando a quel ponte che ha collegato Chicago a Londra, stasera dalle diciannove ci sarà una Boiler Room naturalmente intitolata “A Tribute to DJ Rashad”, dove Oneman, Addison Groove, Kode9 e Ikonika tributeranno il proprio omaggio ad un amico, un fratello, un compagno di giochi e di consolle, che sotto la scorza del duro-per-forza si celava un ragazzo dal cuore d’oro. Che la sua musica possa vivere in eterno.