Lo ammetto, ho acceso il computer pronto a sbrodolare il mio più profondo dissenso per la piega che la nostra cara amica siberiana Nina Kraviz ha preso da un po’ di tempo a questa parte, utilizzando questo nuovo EP di remix come pretesto. Poi però è scattato qualcosa, sarà stato il quinto (quantomai profetico) ascolto delle tre tracce che compongono questo “Nina Kraviz – Steve Rachmad / KiNK Remixes”, forse. Fatto sta che la mie riflessioni su quest’artista me le tengo per dopo, quando avrò smaltito la delusione accumulata dopo aver visto su Youtube i video della sua (improbabile?) esibizione al festival Club2Club di Torino, grazie ad un EP che conferma – ancora una volta, per l’ennesima volta – quanto il buon Radio Slave abbia occhio lungo.
Per il momento pensiamo a Steve Rachmad e a KiNK, che è meglio. Il caso ha voluto che, pizzicate a caso le due tracce che più ho apprezzato, suonato, ballato e canticchiato sotto la doccia dell’album della bella Nina, queste due fossero affidate a due capoccioni che più capoccioni non si può. Due di quelli che ascolto sempre volentieri, ecco. Il primo, fresco (o quasi) di uscita su Rejected, è uno di quelli che quando ha una drum machine tra le mani non te le manda certo a dire. Il secondo, invece, è il personaggio trasversale per eccellenza: tutto e niente nel giro di due release consecutive, un Liebe*Detail e un Ovum – passando per un Rush Hour – a distanza di poche settimante non rappresentano un’anomalia per il talento bulgaro che, in fatto di musica elettronica, sa esattamente come destreggiarsi, spaziare e dare il suo apporto. Il tutto sapientemente fuori dagli schemi, ovviamente.
Steve Rachmad è l’autore di due remix per l’ormai classica “Ghetto Kraviz”. Cassa decisa, un pizzico di “room” e vocal da capogiro fanno del “Jack Mix” un’autentica arma impropria – toglietemelo dalle mani, grazie; ritmica aggressiva, synth acido e la parola “ghetto” in loop fanno della “Scorp Interpretation” un vero e proprio tool perfetto per le piste che badano solo e soltanto al sodo. In poche righe Steve Rachamad è sistemato, così come lui è in grado di sistemarci con pochi beat dei suoi dischi.
A KiNK spetta l’onere e l’onore di remixare “Love Or Go”, quella che a mio avviso è la traccia più bella di “Nina Kraviz”. Qui il groove è di quelli caldi, merito di un basso profondo che avvolge come meglio non potrebbe gli elementi che costituiscono una ritmica per la verità scarna. La linea vocale, frammentata e ridotta all’osso, alla lunga finisce per essere semplicemente un piccolo “plus” in un remix che deve la sua forza alla bassline che col passare dei minuti si imbastardisce fino alla ripartenza principale (siamo a dueterzi del disco): di qui in avanti i toni sono più decisi, in linea con quanto siamo abituati ad ascoltare quando abbamo tra le mani un disco del vecchio KiNK. Un remix da ascoltare due, tre, quattro volte almeno.
L’EP, quindi, è completo e ben assortito. “E la critica a Nina Kraviz dopo il Club2Club?”, vi starete chiedendo. Secondo me la musica elettronica non ha bisogno di show alla Christina Aguilera. Ecco quanto, a buon intenditore poche parole; io comunque spero ancora di aver visto male.