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[tab title=”Italiano”]Se dovessimo definire un fattore anglosassone nella musica pop, dovremmo sicuramente sottolineare la capacità del popolo d’Albione di scrivere melodie pop, sì ballabili ma al contempo malinconiche – e qui, la citazione ai New Order è quasi d’obbligo. Ebbene, su questo solco si traccia la coppia che va sotto il nome di New Build, costola dei più blasonati Hot Chip, la quale, alla seconda prova, non si smentisce affatto. Il nuovo disco “Pour It On”, infatti, rappresenta un piacevolissimo, e malinconico, tour musicale tra le pieghe della new wave inglese, con riferimenti a Brian Eno nella voce, ma dalle azzeccate atmosfere dance, quasi a citare i mai abbastanza adulati Human League. Abbiamo chiacchierato con Al Doyle e Felix Martin e qui vi riportiamo quanto detto.
Entrambi provenite da differenti posti dell’Inghilterra, cosa vi ha uniti, cosa vi rende diversi e cosa unici in quanto New Build?
Al: Direi che siamo simili nella misura in cui si passa più tempo insieme di quanto se ne trascorra con qualunque altro essere umano nell’intero pianeta – inclusi, per inciso, i nostri familiari… è questo il motivo per cui ci si scambiano manie e modi di dire… tra l’altro c’è stato un periodo in cui ci vestivamo anche allo stesso modo. Per quanto concerne la musica, be’, abbiamo gusti simili, tanto che sappiamo entrambi quale musica sia giusta per noi e quale non lo sia; è più una specie di istinto, non dobbiamo manco dircelo da quanto bene ci conosciamo. Se, però, ti capitasse di incontrarci di persona, be’, avresti modo di constatare che esistono differenze lampanti: Felix è astemio, mentre io mi concedo qualche drink, cosa che produce comiche conseguenze per entrambi. Non credo però che si sia unici come duo, perché credo che per lo più l’idea stessa di unicità sia illusoria, piuttosto ti citerei CS Lewis quando dice che là fuori “è pieno di gente come noi”.
Parliamo di “Pour It On”, il vostro ultimo disco. Riesce a suonare sia new wave che contemporaneo. Come siete riusciti a produrre questo suono?
Felix: L’approccio alla stesura del disco è stato semplice: unire lo stile di Daniel Lanois alla musica house e techno che suoniamo come DJ. É vero però, che esiste un certo tono nella voce di Al che ricorda Brian Eno e Phil Oakley, cosa che rende il tutto piuttosto new wave.
Il suono del disco è però, se posso puntualizzare, marcatamente anglosassone, quali sono i vostri punti di riferimento?
Felix: Parecchi e disparati: Human League, Peter Grabriel, John Cale, il Dylan del periodo successivo a “Blood On The Tracks”, Richard & Linda Thompson e la musica folk inglese ed americana di vario genere.
Parliamo della copertina del disco, è, francamente, splendida. Chi l’ha ideata? L’avete scelta per un motivo preciso?
Felix: la copertina del disco è stata ideata ed eseguita da mio fratello Bevis Martin e dalla sua compagna Charlie Yule. Lavorano entrambi con la ceramica e sono appassionati di antiquariato; la copertina di “Pour It On” è il risultato di queste due passioni, era il retro di una piastrella che hanno trovato! Loro hanno colto la bellezza e la giustapposizione e sono felice che l’abbia colta anche te!
Il singolo di punta del disco è “Luminous Freedom”, come mai questa scelta?
Al: Il titolo viene dal romanzo di Yukio Mishima “Il sapore della gloria”; immagino che suoni molto meglio in giapponese, ma l’ho letto in una versione tascabile e mi è rimasto impresso nella mente. Il testo della canzone è una specie di interpretazione della relazione personale tra un individuo e lo stato in cui vive, come un individuo che kafkianamente soffre dell’esistenza cui si trova, come se non fosse apprezzato o se gli fossero negati diritti naturali. L’ho immaginato come un dialogo tra due voci – ancora una volta, un riferimento agli Human League – ed è stata una fortuna avere nel disco Joy Joseph in qualità di cantante. La struttura del brano è piuttosto bizzarra, come se la base smaccatamente disco facesse da contrappunto alla intro composta per lo più da synth… non so, è come se avessi cercato di rappresentare una dilemma morale interno, un conflitto nel protagonista. Credo che Tim Green e Roxymore, con i loro remix, abbiamo fatto un gran lavoro nel trasmettere la tragicità dell’originale, siamo grandi fan della loro musica ed è stato un piacere averli come ospiti.
Cosa dobbiamo aspettarci da un vostro concerto? Al ha una grande esperienza come turnista insieme agli LCD ed entrambi suonate negli Hot Chip…
Felix: per ora siamo io, Al e Joy Joseph, che oltre ad essere una splendida cantante è anche una polistrumentista di tutto rispetto, con noi suona batteria, steel pan e le percussioni. Joy è un membro essenziale per i New Build, e speriamo che in futuro prenda sempre più parte del progetto.
Tra gli ottimi brani del disco, “Your Arrival” è quello che più lascia il segno, o che almeno riesce a farsi notare di più. Si sente un’influenza importante, ovvero quella degli LCD, ma ciò nonostante riesce a suonare personale.
Mi fa piacere che tu abbia colto la citazione degli LCD Soundsystem, in effetti il suono del synth voleva ricordare quello di “Yeah”, canzone che ho avuto modo di suonare con loro quando coprivo la paternità del loro bassista Tyler Pope. É una canzone d’amore, parla della solitudine che si prova quando ci si lascia, e delle sensazioni che si provano quando si torna insieme. L’intro cita una meravigliosa poesia di John Berger intitolata “A View From Delt”, cosa che spero non credo problemi… lui è il mio autore preferito e non mi pare che abbia il riconoscimento che merita.
“Look In Vain” vanta un remix dal talentuoso Sinkane, rampollo afro disco della pregiata DFA. So che in qualità di Hot Chip avete collaborato con lui per la cover di “Atomic Bomb” di William Onyeabor, come è stato lavorare insieme a lui?
Al: Sinkane e la band sono dei ganzi! Ho avuto modo di suonare con loro per alcune date del tour su William Onyeabor e posso confermare che oltre ad essere dei grandi, sono anche tutti dei grandissimi musicisti. Fun fact: indossano dei cappelli stra fighi!
Infine, fateci alcuni nomi con i quali vorreste collaborare.
Felix: Be’ vorremmo un remix da James Murphy e ci piacerebbe remixare John Tejada![/tab]
[tab title=”English”]If we should define what makes truly British a music or a song, we should not forget to mention that peculiar mix and feeling of dance and melancholia that only English people can blend – impossible not to mention New Order. On this striped path we can find the cool duo named New Build, branch of the more blazoned band Hot Chip. Their new record, entitled “Pour It On”, is a brilliant mix of new wave sadness in the like of Brian Eno and more dance and ’80s sensation in the like of the great Human League. We met the super friendly Al Doyle and Felix Martin for a brief chat and here is what we said.
You all come from different places in the UK, what makes you two similar, what makes you different, and what makes you unique together?
Al: I suppose we’re similar because we’ve probably spent more time with each other than any other human beings on the planet, including – shamefully – our partners and mothers. So you start to take on one another’s mannerisms, verbal tics etc. There was a period that we dressed pretty similarly too. And musically, we have a shared sense of what we think is good or interesting, and don’t have too many debates about where a song should go for instance. It’s pretty non-verbal at this point to be honest; we just trust each other’s instincts. To meet us I guess you’d find us quite different; Felix is teetotal whereas I like a drop or two, and so we get into different situations for that simple reason. I don’t think there’s anything unique about us particularly. I think most ideas of uniqueness are illusory, and I find it more remarkable that, as CS Lewis said, “there do exist people very, very like” ourselves.
Let’s talk about “Pour It On”, your last record. It sounds very new wave in one hand, and very contemporary one other hand. Do you agree? What was the initial “vision” for the record?
Felix: The initial vision was to try and combine Daniel Lanois style production with the house and techno stuff that we both play a lot of when we DJ. There’s a certain kind of dead pan delivery to al’s singing which is a little in the style of Eno or Phil Oakey so maybe that adds to the new wave thing.
The record sounds absolutely British, but what are your biggest musical influences?
Al: Human League, Peter Gabriel, John Cale. Post “Blood On The Tracks” era Bob Dylan. Richard and Linda Thompson, and British and American folk music of various stripes.
Can we talk about the cover art of the album? It is actually beautiful. who did it? Any words of feeling/explanation?
Felix: This was made by my brother Bevis Martin and his partner Charlie Youle. They work a lot in ceramics and amongst other things they have an interest in found objects – the artwork is an intersection of these two things as it was the image on the back of a tile that they fired. They saw a peculiar beauty in it and I’m glad you see it too!
The next single is “Luminous Freedom“; what can you tell us about the song, and any of the remixes?
Al: The title is taken from a Yukio Mishima novel, “The Sailor Who Fell From Grace with the Sea”. I’d imagine it sounds even better in Japanese, but I read it in some battered paperback translation, and it stuck with me. Lyrically the song is a slightly clumsy reimagining of the relationship between the individual and the state as a personal relationship, one that’s in the process of breaking down due to the usual simmering resentments, lack of appreciation etc. I was into the idea of it being a kind of conversation between two voices – again, a Human League thing – so it was great to have Joy Joseph sing a lead part on it. The structure is a little weird, like this very propulsive disco chorus straining to escape the countering synth washes of the intro. I dunno, it was supposed to suggest some level of strain or conflict. I think Tim Green and Roxymore have done really well to bring out the dark broodiness of the original, and we’re huge fans of their work so it was very pleasing to have them come up with these great interpretations.
Onstage. Do you have other musicians performing with you two guys? What do we should expect?
Felix: These days it’s just me Al and our band mate Joy Joseph – she’s a fantastic singer and musician who plays drums, steel pan and percussion for us. She’s a big part of the band and hopefully will be more involved in the future!
There is a great song on “Pour It Out” that really got my attention: “Your Arrival”. It reminds me of LCD (especially because of the synth sound) but it has something absolutely original and catchy. What the song is about?
Al: That’s nice that it reminded you of LCD – that synth sound is pretty much a reference to “Yeah” which I got to play live when I was covering bass for Tyler Pope’s paternity leave. The song is by and large a straight up love song, exploring the feeling of being apart, and the expectation of being together again. The first verse lifts a poem by John Berger called “A View From Delft”, almost word for word. I hope he’s ok with it. He’s a favourite author of mine, and probably doesn’t get enough credit for his poetry.
“Look In Vain” has a remix by Sinkane, whit whom you work together for the remix of William Onyeabor’s “Atomic Bomb”. How is working with Sinkane?
Al: They’re cool dudes! We had a great tour with them when they played with Hot Chip, and I got to play with them for the last few Atomic Bomb shows, so I can confirm that they really are higher-echelon musicians. They wear great hats too.
Who would you like to remix, and dream to be remixed by?
Felix: I would love to remix a John Tejada track, and be remixed by James Murphy.[/tab]
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