Il mercato digitale è cambiato, internet l’ultima tecnologia capace di cambiare le nostre vite ha totalmente scardinato il classico modo di vendere musica. Un tempo si vendevano i vinili, le cassette ed i cd. Ora è il mercato web che decide le sorti dei producer. La musica elettronica ha subito questa innovazione, ora non esistono più barriere d’ingresso e qualsiasi producer dotato di un laptop e rudimenti base di qualche programma di produzione può entrare nel mercato. Ma chi connette i producer con i vari portali? Soundwall ha incontrato Luca Stante AD di Zimbalam e Country Manager di Belive Digital, aziende che si occupano di promozione e distribuzione web, per parlare di come sia cambiato il mercato discografico.
Ciao Luca, benvenuto su Soundwall! La prima domanda è doverosa, scontata, ma assolutamente doverosa: il web permette a tutti, attraverso i social network o ad esempio i vostri servizi, di farsi conoscere e di auto-promuovere i propri lavori. Tu che sei un addetto ai lavori cosa pensi, questo abbattimento delle barriere di entrata hanno arricchito o impoverito il mercato discografico?
Senza dubbio Internet ha arricchito il mercato discografico. Dal punto di vista degli utenti, li ha resi veramente protagonisti. Oggi l’utente può scegliere di scaricare un solo brano da un album ed ha un’offerta praticamente onnicomprensiva del catalogo disponibile a livello mondiale. Inoltre ha l’accesso ad un numero di informazioni multimediali impensabile fino a pochi anni fa ed infine può interagire con persone che hanno gli stessi gusti musicali. Dal punto di vista del produttore, Internet ha avvantaggiato i piccoli produttori rispetto alle multinazionali perché adesso non c’è più bisogno di ingenti investimenti pubblicitari per far conoscere un artista anche a livello internazionale, soprattutto se la musica che produce è di nicchia. Inoltre le informazioni disponibili sulle vendite e sui consumatori, la possibilità di interagire con essi e la possiblità di verificare trends e concorrenza, rendono anche i piccoli produttori capaci di grandi ottenere risultati molto interessanti.
Parlando di musica elettronica, un tempo esistevano i producer e i dj, due figure ben distinte e ognuno con un suo ruolo nella scena. Ora il gap tra le due figure è diminuito al punto tale che per essere dj bisogna essere producer e vice-versa; ad oggi è possibile per un producer di musica elettronica occuparsi solo della produzione, o il djing è l’unico modo per poter vivere di musica?
Oggi chiunque si avvicina alla discografia deve essere più consapevole, la produzione, il live, le edizioni, i diritti connessi, le sincronizzazioni. Se si riesce a coordinare tutti questi aspetti, si può vivere molto bene di musica.
Internet è la tecnologia breakthrough che ha cambiato il mercato, questa differente modalità di distribuzione ha cambiato anche l’approccio alla produzione musicale?
Sì, il mercato è internazionale. Chi distribuisce con noi sa che entro pochi giorni i propri lavori si trovano in tutto il mondo. Inoltre non avere i costi e quindi il rischio di stampa, apre le possibilità anche a tanti test di mercato che possono dare risultati spesso sorprendenti. Chi ha capito questo aspetto qualche anno fa è già molto avvantaggiato rispetto agli altri. Ad esempio si vendono bene anche le cover, gli effetti sonori.
Nel tuo lavoro lavori soprattutto con artisti che non si occupano di musica elettronica, come differisce il lavoro con un ragazzo che punta ad X-Factor e chi invece vuole sfondare nel business della musica elettronica?
E’ completamente diverso. Nel pop si guadagna di più ma gli artisti che arrivano al successo in Italia si contano sulle dita di una mano. Nell’elettronica invece per le ragioni che ho esposto prima, si possono avere risultati molto interessanti perché è una nicchia molto valida a livello internazionale.
In Italia la musica dal vivo sta perdendo fan, i locali dove si suona musica scompaiono e aumentano i club/discoteche; questa tendenza è visibile anche nei grandi festival che un tempo ospitavano rock/pop star e ora grandi dj/producer. Come mai l’Italia però non ha un movimento forte e non esporta i suoi talenti all’estero?
Le ragioni sono molteplici e richiederebbero un discorso molto lungo. Si tratta soprattutto di ragioni culturali, l’Italiano è più propenso ad importare che ad esportare ed inoltre in alcuni paesi esteri il Governo agevola molto di più il settore musicale.
In conclusione, la domanda che facciamo a tutti i dj, ma alla quale forse tu sai rispondere meglio di tutti: quale percorso consigli ad un giovane amante della musica elettronica per sfondare?
Parlo solo della parte discografica: consiglio di farsi esperienza con i remix, le cover, gli effetti musicali anche con nomi artisti diversi e poi farsi conoscere da altri producers, cominciare a farsi un network di persone che seguono la propria musica. Lavorare molto sui social network e su YouTube, stare aggiornatissimo con le classifiche dei portali specializzati e di iTunes, essere flessibile e specializzato allo stesso tempo.