Ora. Ci si sente quasi stupidi, ad aver fatto una lunga analisi anche abbastanza pacata sui fatti attorno al Todays Festival di quest’anno (per chi vuole recuperare tutta la saga, date un occhio qui): analisi in cui si sottolineavano le colpe in primis di un paio di assessori della Giunta torinese, Purchia alla Cultura e Carretta ai Grandi Eventi, che pur di imprimere un cambio di direzione (e, magari, anche per favorire alcune realtà su altre…?) hanno fatto delle forzature agendo come elefanti in una cristalleria nell’ecosistema sofisticato della musica live di taglio indie rock / alternativo, prendendo in ostaggio da un lato lo stesso marchio Todays (togliendolo alla vecchia gestione: cosa che era lecito fare, per carità, ma è stata fatta nei modi più sbagliati e ribaldi possibili), dall’altro il buon senso (vi ricordate il fantastico caso del Primavera Sound a Torino, ovvero la sagra del pressapochismo?).
Si poteva fare tiro al piattello, e non sarebbe stato nemmeno troppo difficile farlo; ma per quanto ci riguarda avevamo scelto un approccio equilibrato, su Todays 2024 – e lo rivendichiamo.
Ovvero: sì, il “nuovo” Todays quest’anno era andato molto male a livello di numeri (aggravante: si era provata a nascondere questa polvere sotto il tappeto, poi una interrogazione di un consigliere comunale ha fatto emergere le cifre vere). La Giunta aveva sbagliato tempi e modi nel disarcionare la vecchia gestione dell’evento e ancora di più nello scegliere la nuova, e i fatti (leggi: i paganti) lo dimostravano. Ma comunque in pochissimo tempo – troppo poco – i nuovi assegnatari del ricco bando del Comune avevano fatto il possibile, alcune cose erano state fatte bene, concerti belli ce ne sono stati, la location era logisticamente ok. La conclusione quindi era stata: se la Giunta torinese vuole fare le cose per bene, deve rinnovare per almeno altri due anni la fiducia a Fondazione Reverse per quanto riguarda “Todays” (virgolette d’obbligo…), per dare loro possibilità di sviluppare un progetto almeno triennale, senza più l’acqua alla gola e delle condizioni inquinate. Al di là del fatto che l’assegnazione a Reverse sia stata un po’ forzata, infatti (e lo era, a rigor di analisi del bando voce per voce), se quella era la scelta del Comune – e non si poteva più tornare indietro – tanto valeva dare a Reverse stessa l’occasione per sviluppare un progetto a modo, non “scaraventargli” addosso l’urgenza di un edizione da preparare in tre mesi con un misto di grandeur e fretta per poi invece ripartire da zero assegnando il bando ad altri l’anno successivo. Se vuoi costruire davvero un festival di profilo e spessore, non si fa così. Non puoi confondere un festival con una giornata singola, con un Capodanno in piazza un po’ random.
Il Comune infatti aveva messo Reverse, per questioni di tempo e non solo, nelle condizioni di lavorare male e perderci dei soldi (nonostante il ricco contributo di oltre mezzo milione di euro: ma nel mondo odierno dei festival medio-grossi perdere montagne di soldi è un attimo), lo ribadiamo; ed infatti chi ha organizzato il Todays quest’anno si è ritrovato scottato anche economicamente, siamo stati facili profeti.
L’assegnazione a Fondazione Reverse insomma, ammesso e forse concesso che volesse essere un favore, si è rivelata almeno in questo 2024 una polpetta avvelenata. Quindi noi ci eravamo detti: Reverse si è presa la croce di organizzare questo Todays abborracciato eppure eccessivamente ambizioso per come è stato strutturato nel bando scritto dal Comune, ora permettetegli almeno di lavorare decentemente per il 2025 e il 2026. Diamogli modo di lavorare in modo lineare e sostenibile. Coi tempi giusti. Senza aiuti, senza spintine, senza obblighi sghembi o sproporzionati.
Condividendo questi pensieri con alcuni operatori e in generale con gente addentro alle dinamiche culturali cittadine, un paio di vocine ci avevano detto “Ma no, guarda che ora c’è Capodanno”. Tradotto: la magica accoppiata Cultura & Grandi Eventi (Purchia & Carretta) aveva imminente in saccoccia un ricco contributo – si parla di quasi novecentomila euro – per organizzare gli intrattenimenti musicali di Capodanno in città, e questo bottino era appunto da assegnare. “Vedrai che ora li assegnano a Reverse, così li fanno un po’ recuperare dei soldi che hanno dovuto buttare per, diciamo così, adempiere all’obbligo di organizzare il Todays troppo ambizioso di quest’anno…”, la chiosa.
La nostra risposta a questa ipotesi così malevola? Beh, che diamine: ovviamente “Dai, non possono essere così scemi. Non possono essere così inopportuni. Non possono, davvero”.
E invece.
Fondazione Reverse ha unito le forze con Francesco Astore (già creatore del valido Fringe Jazz Festival costola del Torino Jazz Festival, giubilato dalla Giunta Appendino per scontri con l’assessore Francesca Leon, e poi invece vincitore dell’organizzazione per gli eventi collaterali dell’edizione torinese dell’Eurovision) e ha vinto l’appaltone per Capodanno, superando una concorrenza formata da – semplifichiamo – Kappa Futurfestival da un lato e Hiroshima Mon Amour dall’altro (l’Hiroshima per la cronaca si era pigliato l’appalto l’anno scorso e l’anno prima, portando sul palco i local heroes Subsonica e Willie Peyote, una specie di “usato sicuro”, e Lo Stato Sociale e Mace, per citare gli headliner di queste due annate).
Ora: il progetto di Reverse+Astore sarà magari anche stato il migliore sulla carta, però di sicuro quest’assegnazione capodannesca non brilla per buon senso, dopo tutto il can can che si è (inevitabilmente, giustamente) scatenato attorno all’affaire-Todays. Però che dire: se il progetto è buono davvero, magari tanti saluti al buon senso, andiamo a vedere i fatti. No?
No.
Perché ecco, qui si arriva alla farsa.
Esattamente come il progetto-Primavera (ovvero la prima volta che la Giunta attuale voleva coinvolgere in pompa magna Fondazione Reverse: loro il “terzo incomodo” a cui alludevamo all’epoca) era una cosa molto campata per aria, che è andata in mille pezzi dopo che alcuni politici faciloni e chiacchieroni avevano iniziato a berciare tronfii “Porteremo il Primavera a Torino!” come se fosse cosa già fatta, con la prevedibile reazione del Primavera che è stata quella di mandare al diavolo ogni ipotesi torinese prima ancora di iniziare a considerarla davvero come reale, allo stesso modo per questo Capodanno 2024 qualcuno molto avventato e sempliciotto tra i politici locali ha iniziato a spargere la voce tutto soddisfatto ed euforico “Abbiamo Tananai per Capodanno come ospite principale!”. Non una dichiarazione ufficiale, naturalmente, ma ufficiosa; però il risultato è che Tananai – che ha in programma un concerto a Torino poco prima di Capodanno, a pagamento, biglietti dai 49 euro in su, non certo quindi una roba gratis in piazza – si è affrettato ieri a precisare per bocca del suo staff che lui col Capodanno a Torino non c’entra nulla e di sicuro non ci suonerà mai.
Ora: o chi ha parlato di Tananai capodannato sotto la Mole è un pazzo scatenato che si è inventato tutto dopo aver bevuto una cedrata all’LSD, o effettivamente era il nome di punta nel progetto che si è aggiudicato il bando (ricordiamo che la “rilevanza” dei nomi in line up pesa per il 90% dei punti del bando, in sede di valutazione, a ‘sto giro: ci si gioca tutto lì, ed effettivamente Tananai è uno di quelli che piace a grandi e piccini – e a nostro modo di vedere pure meritatamente). Difficile immaginare altre ipotesi.
Sia chiaro, può anche essere che in realtà lo staff di Tananai fosse al corrente di tutto e sperasse/imponesse che l’annuncio dell’artista sul palco a Capodanno avvenisse solo a sold out avvenuto della data torinese a pagamento, non prima, e quindi le chiacchiere improvvide di un consigliere hanno fatto saltare il giochino: ipotesi numero uno. Così come può essere, ipotesi numero due, che nel bando – sfruttando una possibilità effettivamente concessa – fosse stato scritto sotto la voce headliner una cosa tipo “Tananai o artista dalla fama equivalente”: ovvero Tananai ti fa vincere il bando, poi Equivalente sale sul palco. Meh.
Se sono state commesse delle illegittimità, saranno (eventualmente) gli avvocati e i ricorsi presentati a sancirlo: non certo questo articolo, o gli spifferi ad oggi usciti sulla stampa torinese. Ma sull’opportunità di avere di nuovo Fondazione Reverse come attore principale di una cordata vincitrice di un bando di una cifra a cinque zeri (quasi sei, in questo caso…) a pochi mesi, anzi, a poche settimane dal grande baillamme che si è scatenato attorno a Todays 2024 ci sono davvero pochi dubbi: il senso dell’opportunità del magico duo Purchia/Carretta quando opera nei contesti “nostri” è pari a quello di chi entra in Vaticano ed inneggia al materialismo storico di Marx ed alla rivoluzione comunista, pensando non se ne accorga nessuno e, anzi, faccia pure un po’ di colore e simpatia.
Fondazione Reverse fa il suo lavoro e dal punto di vista formale non c’era nessun motivo per pretenderne l’esclusione per principio dal bando di Capodanno – devono lavorare anche loro, e peraltro sanno lavorare, lo hanno dimostrato – ma è anche vero che proprio a Reverse devono imparare ad essere un po’ più attenti: prima di Todays infatti interviste avventate ed errori marchiani nella stampa manifesti e in alcuni scritti sui social, ora invece attorno a Capodanno questo caso più unico che raro di un cantante che smentisce la propria partecipazione ad un evento prima ancora dell’annuncio ufficiale dell’evento stesso (e questo, da qualunque parte la si guardi, è il segno che qualcosa è andato storto). Sarà sfiga, certo; però ecco, non va bene. La Giunta torinese dal canto suo se voleva togliere il sospetto che si sta tentando in tutti i modi di fare favori-agli-amici, beh, diciamo che ha scelto non propriamente la via più brillante.
Visto da fuori, fa tutto abbastanza ridere, in realtà.
…ma fa anche abbastanza incazzare.
Torino si merita di meglio, ecco.