Vengo a scoprire di Andrea in un pomeriggio di novembre a Firenze, mi dicono che ha dei dischi super e la stessa sera ho la possibilità di ascoltarlo e posso confermarlo anche io: selezione e flow di chi sa come tenere una pista e, in quel caso, come iniziare ad aumentare i giri. Protégé di casa Slow Motion e figlioccio putativo di Mammarella, Andrea è un ragazzo dalla faccia pulita, le idee chiare e la voglia di imparare e mettersi al servizio della musica. Oggi vi regala un mix imperdibile.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Avevo diciotto anni, capitava che il sabato non andassi a scuola o entrassi un’ora dopo perché spesso le serate che organizzavano i ragazzi di Slow Motion erano di venerdì. In quel periodo mi addentrai per la prima volta dentro Ecoteca, locale storico di Pescara, come in seguito lo diverrà Tipografia. Qui sono passati grandi artisti della scena elettronica internazionale. Mi ricordo solo che sul giradischi andava M.S.T “In Acid (Chicken Lips Remix)”. Non capii più nulla, esclamai tra me e me: “Che cosa sta succedendo ora?”.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non c’è stato un momento preciso, ho sempre ascoltato musica, fin dagli anni del liceo, e per me è stata sempre una forma di evasione, di appartenenza, di cultura e controcultura. Negli anni ho maturato un rapporto speciale con lei che spero mi porterò per tutta la vita. È la forma d’arte che più mi concede emozioni, tuttora mi capita di ascoltare tracce che mi colpiscono particolarmente anche quando suono; quando si instaura un buon feedback con la pista, mi capita spesso di avere la pelle d’oca. Ho sempre saputo che c’era un rapporto diverso tra me e lei, un bellissimo rapporto umorale, che tutt’ora mi aiuta a scandire i tempi, i momenti e le tappe della mia esistenza.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Crisi violente per ora nessuna, alti e bassi sì, come in ogni esperienza in cui ci metti il cuore.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sono passati circa cinque anni da quando ho iniziato, realmente, ad esercitarmi sopra i giradischi. Sono accadute tante cose belle in questi anni che mi hanno reso molto felice. Ma per sempre continuerò a dire che la cosa più importante per me è stata poter far parte di Slow Motion: instaurare un rapporto con i ragazzi, conoscere i loro amici, artisti e fan, imparare, suonare, non suonare, sbagliare. Mi hanno insegnato ad abbattere ogni barriera di genere musicale, spaziare, ascoltare e quindi comprare di tutto; ma poi l’importanza del warm-up, cosa significa essere disc jockey e cosa più importante saper aspettare.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Mi piace leggere, collezionare, vado alla ricerca di loghi e grafiche ormai perdute o divenute banali perché abitudinarie per il nostro occhio o per la velocità con cui osserviamo e cerco di riproporle sul mio profilo Instagram con la rubrica “Super Logo Mania”. Sono un grande amante di tutto l’immaginario che va dagli anni ’80 fino ai ’90. Ho un debole per i misteri di stato della Prima Repubblica e per la storia in generale, adoro perdermi per mostre o musei, ho una buona dose di esoterismo dentro e poi mi piace boxare, cosa che purtroppo ho abbandonato da quando ho lasciato la mia città per trasferirmi in Milano. Sono tutte passioni che si intrecciano con la musica e che rappresentano un suo effettivo prolungamento. Le considero tutte come parte del mio immaginario musicale quindi come tempo aggiunto dedicato ancora ad essa.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Di non aver trovato un club dove poter suonare settimanalmente, dove potermi esprimere, crescere, dove poter fare un discorso musicale continuativo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Kraftwerk “Autobahn”
Aphex twin “Selected Ambient Works 85 – 92”
The Other People Place “Lifestyles Of The Laptop Cafè”
Arthur Russel “World of Echo”
Don Carlos “Alone”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Di sicuro “Aspetta Primavera Bandini” di John Fante e poi “Città dell’uomo” del visionario Adriano Olivetti, “Una vita violenta” di Pierpaolo Pasolini. Film: con il cuore: “Un Sacco bello” di Verdone, “Operazione San Gennaro” con l’immenso Manfredi, “Ritorno al Futuro”, “Toro Scatenato” di Scorsese e “Colpo grosso a China Town”. Con la testa: “Il Buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone e “8/2” di Fellini.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Di sicuro la musica che sto producendo in studio con il mio partner in crime, Oltrefuturo. Insieme siamo PRIMO. Abbiamo già pronto un EP e stiamo lavorando su un secondo, mentre una traccia uscirà sulla compilation Slow Motion “Italian Dance Wave”, nel 2018. Siamo una bella squadra, ci siamo trovati, e condividere questa passione con una persona che stimo è quello che andavo cercando. Sono molto felice, di averlo incontrato e di aver conosciuto tutto il suo collettivo, NEO, nel mio percorso.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Molto bene. Penso che sia una delle tecnologie più utili mai realizzate. Velocità di scambio dati, informazioni, comunicazioni e di connessione globale. Lo stesso vale per i social. Come in tutte quante le cose, a mio avviso, il problema non sono i mezzi ma è il soggetto che deve saperli usare. Io senza il web non avrei mai potuto comprare musica, informami su uscite o scoprire nuova artisti ma anche semplicemente informami su cose cui volevo sapere di più.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Mi sciolgo davanti alla scena canadese. In particolare, Pender Street Steppers ed etichette come Mood Hut. Vorrei poter posare in jail pose con Edg4r di Arcane Ny, magari sotto il Chrysler Building, passare un pomeriggio con Max D di Future Times e dare il cinque a Moon B. Giocare a basket e complimentarmi con Andrew Morgan per quello che ha fatto con People Potential Unlimited e poi mangiare un waffle e bere caffè con Palmbomen. Per finire giro in Sicilia con Lauer e Fabrizio Mammarella e poi, barca a vela lungo tutto il Mediterraneo con Jayda G.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Penso il party Tropicantesimo di Roma, organizzato da Hugo Sanchez e da tutta la sua crew. Un concentrato di ritmi, libertà e sensualità che non ho mai trovato in nessuna altra festa. Personalmente invece, suonare sulle scalette di pietra di un piccolo paese arroccato sull’appennino abruzzese.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
L’invidia e la conseguente non collaborazione. È un sentimento che non riesco a condividere. Per me vedere un amico, un conoscente o anche uno sconosciuto che fa progressi ed arricchisce la nostra scena, con un valore aggiunto di qualità, può farmi solo che piacere e può solo stimolarmi a fare meglio e metterci più impegno.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Continuare a produrre musica, comprare al più presto un Ensoniq Fizmo e trovare un nuovo studio.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.