L’eclettismo, considerato da molti uno stile di vita, nel mondo musicale diventa sempre più spesso un mezzo per arrivare facilmente al successo, una moda da assecondare a tutti i costi, arrivando persino non essere più se stessi. Un mal costume, questo, tanto radicato da modificare addirittura il linguaggio dell’ascoltatore medio: sempre più spesso, infatti, per definire progetti e tracce si sente utilizzare il termine “particolare”, a scapito ovviamente del sempreverde “bello”. Il problema è che questi due aggettivi non dovrebbero escludersi ma completarsi l’un l’altro. Lo sapevano bene i Coldcut quando nel 1990 tirarono su quel colosso di Ninja Tune, in risposta alla loro insoddisfazione nei confronti del mercato musicale dell’epoca. Troppo piattune sonoro? Spazio allora ad artisti meno conosciuti cercando di coniugare il bello con il particolare. Essere se stessi a qualsiasi costo, anche a costo, in tempi non sospetti, di contaminare, sporcare, mescolare e fondere sonorità diverse in nome di qualcosa di unico e fresco.
Unicità e contaminazione sono le parole d’ordine anche di Drew Cyrus Lustman in arte FaltyDL, uno dei pochi produttori della scena elettronica 2.0 che realmente è riuscito a dare peculiarità e freschezza alle sue produzioni mescolando sonorità diverse recuperate né più né meno che dal suo background fatto di elettronica, certo, ma anche di house, garage, soul, jungle e chi più ne ha più ne metta. Fatte tutte queste premesse, era abbastanza ovvio che prima o poi i destini di Ninja Tune e FaltyDL si sarebbero incrociati. Quello che c’è di meno ovvio in questo affaire artistico-amoroso è il risultato, cioè un album, “Hardcourage”, che senza dubbi può essere considerato il manifesto artistico del musicista newyorkese. “Ci vuole molto coraggio – Hardcourage, appunto – per continuare le cose quando sono ancora nel Limbo delle idee”, dice Drew in un intervista rilasciata recentemente, e la fatica aumenta quando queste idee sono tante e tutte dannatamente valide come le dieci tracce di quest’album ricco, manco a dirlo, di riferimenti al passato dell’artista newyorchese ma anche di sonorità nuove. Tentativi, magari timidi ma già incisivi, di un ulteriore fusione del già apprezzato lato danzereccio con un animo più celebrale, armonico, conciliante.
“Stay, I’m Changed”, titolo della prima traccia, certifica le intenzioni dell’artista mostrando una morbidezza inusuale, quasi a sancire davvero un patto con l’ascoltatore promettendo novità in cambio d’attenzione. Nelle rimanenti nove tracce il vecchio Falty si sente eccome, sia chiaro – i synth di “Straight & Arrow”, primo singolo estratto dall’album, e di “Kenny Rolls One” tanto quanto a struttura ritmica della ricchissima “Finally Some Shit / The Rain Stopped” ne sono un ottimo esempio – ma è nelle sonorità di tracce come l’ipnotica “Bells” e la romanticamente rude “She Sleeps”, in collaborazione per l’occasione con ed MacFarlane dei Friendly Fires, che si coglie un’accresciuta teatralità ed una maggiore consapevolezza che, cosa rara nella musica moderna, davvero si esprimono senza forzature e con estrema naturalezza. Un album da avere ed ascoltare sicuramente, bello e particolare, intenso, un ritratto a trecentosessanta gradi di un artista non più crisalide ma splendida farfalla che sancisce, entrando dall’ingresso principale, la sua definitiva ascesa tra i grandi dell’elettronica mondiale.
“Non ho fatto quest’album con l’intento di condividerlo completamente”, dice ancora FaltyDL. Fortunatamente c’ha pensato Ninja Tune a regalarcelo. Grazie.