Dopo la bellissima chiacchierata con Henrik Schwarz abbiamo il piacere di portare sulle pagine di Soundwall una delle due menti (che poi son tre, Âme è notoriamente un duo) che stanno dietro ad Innervisions, label a cui Henrik è molto legato. Dixon rappresenta a mio avviso uno degli artisti più completi nell’intero panorama della musica elettronica. Ogni sua esibizione è come un viaggio dove nulla è lasciato al caso, ogni piccolo dettaglio ha come obiettivo quello di portare l’audience ad esplorare ogni lato dell’house music. Per usare le sue parole: “c’è troppa musica là fuori per lasciarla perdere”…e come dargli torto. Dixon è artista maturo non solo dal punto di vista strettamente musicale. La sua è stata una carriera dove non si sono bruciate le tappe e dove il lavoro, la continua ricerca e la voglia di migliorarsi hanno pagato eccome. Situazioni che si comprendono dalle sue parole, talvolta sprezzanti, ma alle cui spalle c’è una coscienza non comune a tutti i personaggi che popolano l’ambiente dell’elettronica, proprio un tedesco tutto d’un pezzo! Un personaggio del genere merita di essere conosciuto più a fondo e per questo abbiamo deciso di intervistarlo ripercorrendo un po’ tutta la sua carriera ed il suo stile.
Sei cresciuto come artista nella Berlino degli anni ’90, un posto probabilmente diverso da quello che è oggi musicalmente parlando. Com’era per un giovane artista ai tempi?
Furono tempi incredibili che ci diedero la sensazione che tutto fosse possibile. L’evoluzione politiche si sono velocemente riflesse nell’evoluzione della musica elettronica e anche nella nostra club culure qui a Berlino.
Le residency nei primi locali, i primi successi, come hai fatto a importi, ad iniziare la tua carriera?
Ho cercato di seguire sempre tre semplici regole: 1) Rimanere fedeli alla musica che si vuol suonare. Mai cambiare qualcosa solo perchè sembra che alla gente piaccia musica diversa. 2) Mai chiedere di suonare in un club. Fare del proprio meglio per far si che sia il club a chiederti di suonare, non il contrario. 3) Non forzare le cose. Fare il dj è come qualsiasi altro lavoro, bisogna imparare da quello che si sta facendo, è un processo lungo. Probabilmente non ci sono scuole o università che insegnano questo, ma bisogna comunque capire molte cose sugli impianti, sulla musica, sulla gente, sui luoghi, sui tempi, sul volume, sul ritmo. E per questo serve tempo.
Come per tutti ci saranno state delle figure ispiratrici, anche al di fuori del campo musicale. Le tue quali sono state?
Dj Pierre, ma non come dj o musicista. Ma come artista che ha rilasciato un’intervista ad un giornale di musica tedesco. Quello che disse cambio il mio punto di vista sul mio lavoro come dj.
Le tue ispirazioni, il tuo talento, tutto un insieme di cose che hanno portato alla definizione del tuo suono. Come lo definiresti e come è cambiato nel tempo?
Io suono musica house. Ne più ne meno. Vengo da un periodo in cui tutti i tipi di musica house venivano riflessi in un grande dj set. Non esclusivamente deep house, tech house, vocal house o minimal house. Tutto ciò che è buona musica house io cerco di proporlo.
Tutto questo fa parte del tuo processo di crescita e in questo viaggio credo che un passo importante l’abbia fatto l’entrare in contatto Jazzanova e quindi con Sonar Kollektiv. Cosa puoi dirci riguardo a questo?
I Jazzanova mi hanno permesso di avere un ruolo all’interno del record business e mi hanno fatto scoprire moltissima musica che non conoscevo. Dopo un paio d’anni decisi che non volevo più scendere a compromessi, quindi lasciai la Sonar Kollektiv per la mia label, Innervisions.
Un’altra figura importante legata a Jazzanova e alla sua Sonar Kollektiv è composta dal duo Âme. Come è nata la vostra intesa e cosa vi ha spinto a dar vita a Innervisions?
Introdussi il duo Âme ai Jazzanova e alla Sonar Kollektiv perchè mi piaceva molto la musica di Christian e Frank e volevo che fosse pubblicata. Dovetti spingere un po’ perchè i Jazzanova apprezzassero la musica degli Âme, dopo un paio d’anni capii che non volevamo più scendere a compromessi. Volevamo promuovere una nostra label di musica house e per questo io e gli Âme lasciammo i Jazzanova e la Sonar Kollektiv per la nostra Innervisions. Oggi questa label è sia di nostra proprietà che sotto la nostra gestione.
Il tuo nome e quello di Âme, oltre a tutti i successi ottenuti insieme, mi riportano a vostre recenti esibizioni come parte di un trio completato da Henrik Schwarz. Come nasce questo team? E qual’è l’idea che sta dietro a questo progetto a tre che riguarda anche il processo di produzione?
La combinazione di noi quattro ha lo scopo di presidiare aree che non raggiungeremmo come singoli. In altre parole, qualsiasi cosa facciamo insieme deve essere speciale per noi. Non migliore, diverso. Deve essere qualcosa di nuovo che vogliamo sperimentare.
Fino ad ora abbiamo parlato solo di musica elettronica, ma nella tua carriera hai avuto esperienze anche in campi leggermente diversi da quello elettronico, cosa puoi dirci di queste esperienze?
C’è una tale quantità di musica interessante che non si riesce ad immaginare. Anche se sono vent’anni che sono nel mondo della musica trovo sempre qualcosa di interessante di cui non ero a conoscenza. Non c’è modo che questo si fermi, c’è semplicemente troppa roba.
Questo tipo di esperienze arricchiscono sicuramente un artista, credi siano fondamentali per mantenere viva la propria vena creativa, non rimanendo strettamente attaccati a quello che è sempre stato il proprio filo conduttore?
Produrre musica house non è come la scienza missilistica. In altre parole, fare un beat in 4/4 con qualche tocco di house può essere molto noioso a volte. Per questo è sempre bello far qualche passo indietro, voltarsi e scoprire che c’è dell’altro la fuori. Svuotare la propria testa e le proprie orecchie dalla musica house. Fare un respiro profondo e rilassarsi. Questo mi ha sempre aiutato nei momenti in cui ero stufo della musica house. Dopo tre mesi di pausa tornai in studio ispirato da tutte le cose successe in quei tre mesi.
Abbiamo parlato molto di quello che è stato, ma riguardo al tuo futuro cosa puoi dirci?
Di questo non parlo! Dovrete scoprirlo da soli.
Dimenticavo l’ultima curiosità, ci pensi ancora al calcio?
Sempre! Al prossimo mondiale la nostra giovane squadra sarà pronta per la finale. La nostra squadra è piena di ventenni che hanno già 2-3 anni di esperienza in nazionale oltre a alcuni vecchi (come Lahm o Schweinsteiger) che non son poi vecchi (hanno entrambi 28 anni)…per questo dico che un giorno torneremo al top.
English Version:
After the wonderful chat with Henrik Schwarz we have the pleasure to show you here on Soundwall one of the two minds (they are three indeed, you know, Âme is a duo) that stay behind Innervisions, a label whom Henrik Schwarz is deeply linked. In my opinion Dixon is one of the most complete artist in the entire electronic music field. Every time he plays is like a journey where every detail takes the audience to each side of house music. Using his own words: “There is to much music out there”…and that’s so true! Dixon is a mature artist not only from the musical point of view. His career hasn’t forged ahead, each steps was reached through work, dedication and the continuos desire of improvement. You can easily understand these situations though his words, sniffy words sometimes, but behind them there is consciousness that is not common to everyone in the electronic field. A real German! An artist like him deserve to be deeply discovered and for that reason we decided to interview him.
You grown up as an artist in the Berlin of the ’90, a place probably different from the one that we know nowadays musically speaking. How was for a young artist that time?
It was an amazing time that gave us the feeling that everything is possible. The evolution in politics were soon reflected in the evolution of electronic music and in our club culture here in Berlin.
The early residency, your early success. How did you impose yourself as an artist, and than start your career?
I always tried to follow three simple rules: 1) Always stay true to the music you really wanna play. Never change something just because other people seem to like different music. 2) Never ask to play in a club. Do your best to make sure the club asks you – not you the club. 3) Don‘t push too much. Playing music as a Dj is like every other job – you have to learn what you are doing and it is a long way. There is maybe no school or university for it – but you still have to understand a lot about soundsystems, music, people, rooms, times, loudness, tempo and entertainment. This will take time.
Like everyone you certainly had inspirational figures, not only in the musical field. Who were they?
DJ Pierre – but not as a dj or a musician. Just as an artist that gave an interview in a german music magazine and what he said there changed my view on my job as a dj.
Your inspiration and your talent bring you to the definition of your sound. How can you describe your sound and how it changed during your career?
Play house music. Not more or less. But I come from a time when there was all kind of house music reflected in a great dj set. Not just Deep house or techhouse, not just vocal house or minimal house. All kind of what is good house I try to present.
All this is a part of your growing process, and in this journey i think that a very important step was the relationship with Jazzanova and Sonar Kollektiv. What can you tell us about this?
Jazzanova helped me to have a inside into the record business. They also made me discover a lot of music I wasn‘t aware of before. But after a couple of years I realised I don‘t want to make compromisses anymore. Thats why I decided to leave with my label Innervisons the Sonar Kollektiv.
Another important characters linked to Jazzanova and his Sonar Kollektiv is the duo called Âme. How was born your musical understanding and what prompted you to start Innervisions?
I introduced Ame to Jazzanova and Sonar Kollektiv cause I liked the music of Kristian and Frank and thought that I want to release it. I had to push the guys a little to really appriciate the stuff that Ame was doing and after a couple of years i realized that i don‘t want to make compromisses anymore. We wanted to make a proper house label. Thats why I decided to leave with my label Innervisons the Sonar Kollektiv. Now it is owned and guided by Âme and myself.
You, Âme, your names remind me all of yours great success that you reached in your career, but also remind me your recent exhibition as a part of a trio completed by Henrik Schwarz. How this team born? And what is the idea that stays behind this project, that also goes beyond the live act, I mean the production part of it.
The combination of us 4 always tries to test field in areas that we would not go into as solo artists. In other words – whenever we do something together it must be special for us. Not better but different. Something that is new to us and we want to test.
Till now we only talked about electronic music, but in your career you had experiences also in a “not electronic” fields. What can you tell us about?
There is way to much music out there that is interesting then one can imagine. Even after 20 years of being in the music business I always still find out about something interesting that i didnt know before. There is no way this will ever end – there is simply to much out there.
This type of experiences definitely enrich an artist, do you think that is quite fundamental to have this type of experiences to keep alive the creativity, maybe doing something different from your typical way of expression?
Producing house music is not rocket science. In other words – doing a 4/4 beat and some house stabs over and over again can be really boring at some times. So it is always good to take a step back, turn right or left and realize what else is out there. Get your head and ears clear of house music. Take a deep breathe and relax. This always helped me so far in times when i was sick of house music. After 3 month my love for it came back and i went back into the studio and was inspired again from all the things that happened to me in that 3 month break.
We talked a lot about the past, but for the future? What can you tell us about?
I do not speak about it! You have to find out yourself.
I forgot the last curiosity, do you still think about football?
All the time. Next world cup our very young german team will be finally ready for the final. Our teams is full of 20 years young players that already play for 2-3 years in the national team. And even the old players (like Lahm or Schweinsteiger) are still not old (both 28 years). So – one day we will be back on the top.