Aril Brikha è uno degli “unsung hero” della nostra musica: non lo trovate headliner a nessun festival anche se ha vent’anni di carriera alle spalle, non ha date a Ibiza e la sua pagina Facebook ha relativamente pochi like, eppure è impossibile che non abbiate sentito un suo disco almeno una volta, perché tutti i vostri dj preferiti hanno sicuramente nel proprio arsenale molte delle sue tracce.
Una delle più famose, “Winter“, ha compiuto dieci anni proprio in questi giorni, e noi abbiamo pensato di unirci alle celebrazioni scegliendo le nostre dieci (più una) tracce preferite della discografia dell’artista svedese.
È la traccia con cui si fa conoscere per la prima volta, grazie anche all’uscita sulla Fragile di un certo Derrick May: un solo accordo, tantissimo groove, e per la prima volta, in un periodo in cui i generi musicali erano molto separati, si inizia a parlare di “techouse” per definire qualcosa che non è techno, non è house, ma è qualcosa nel mezzo, anche perché sta benissimo nei set di qualunque dj, ancora oggi, a quasi vent’anni dall’uscita.
Uno dei tratti distintivi dei grandi produttori è che fanno una cosa e poi tutti gli altri li seguono: nel 2007 Aril Brikha rilascia questo remix, e a distanza di dieci anni artisti come Dixon, Åme, Ten Walls, Tale Of Us e così via ancora vanno per la maggiore proponendo questo tipo di sound.
Una delle tracce più recenti di Brikha, la prima del suo recente e proficuo sodalizio con Deep’A & Biri, ha tutti gli elementi classici delle sue produzioni, come i pad lunghissimi e l’uso degli arpeggiatori, ma ne aggiorna il suono con un giro di basso che non lascia scampo.
Brikha stesso, quando parla della propria musica, usa spesso la definizione di “trance for adults”, e noi non potremmo essere più d’accordo: le melodie e le atmosfere sono assolutamente classificabili come trance, ma la raffinatezza e la classe di tracce come questa non le ha nessun altro al mondo.
La maggior parte delle sue tracce funziona alla perfezione su qualunque dancefloor, ma quando si tratta di tirare il freno, prendere fiato e fare qualcosa da ascoltare in cuffia, seduti, Aril dimostra di essere perfettamente in grado di dire la sua in uno dei momenti più introspettivi del suo splendido album “Deeparture In Time”.
Allo stesso modo, quando invece si tratta di spingere sull’acceleratore e darsi alla techno senza compromessi Brikha è comunque della partita: questa “Zon” potrebbe tranquillamente far parte della discografia di Robert Hood.
Una delle tracce che racchiudono meglio l’essenza dello stile di Brikha, con quegli arpeggi delicatissimi appoggiati su un groove che non lascia scampo, e una pausa che porta la tensione al massimo per poi ripartire senza alcuna caciara, con stile, ma sempre in maniera inesorabile.
La primissima uscita di Brikha, datata 1997, quella che ha dato inizio al curioso fenomeno di un artista che vive in Svezia ma che produce techno che sembra uscire direttamente da Detroit, in un momento in cui la globalizzazione musicale era ancora di là da venire.
L’ultima uscita in ordine cronologico, prodotta a quattro mani con uno dei componenti del progetto Minilogue, è più oscura e dub rispetto al resto della discografia di Brikha ma non per questo di livello inferiore, anzi.
Dimostrazione delle abilità stellari di Brikha come remixer, prende le atmosfere epiche e malinconiche dell’originale e ci aggiunge un groove che non è mai eccessivo né troppo poco, è esattamente quello che basta, tanto per ricordare che anche se adesso la “trance for adults”, o “mantrance” che dir si voglia oggi è uno dei generi più apprezzati, a saperla fare in modo originale, ricercato e non stucchevole o banale sono davvero in pochi.
Pubblicata dallo stesso Brikha su Soundcloud per celebrare i dieci anni dall’uscita di Winter, è una versione improvvisata live e senza beat della traccia originale che ne cattura l’essenza in maniera eccellente, perfetta da ascoltare al caldo mentre fuori è, appunto, inverno.