Dopo la prima recensione da me scritta nel maggio scorso, sulle note del Various numero quattro del catalogo Uncanny Valley, voglio tornare nuovamente a parlare dell’ormai affermata label di Dresda, stavolta con un EP singolo. Il capitolo numero sette ha come protagonista Cuthead, che rilascia il suo primo EP vero e proprio, dopo la prima apparizione con “The Sinner” sul Various 002 sempre su Uncanny Valley. “Brother EP”, composto da cinque originals, fa emergere chiaramente il background musicale del giovane ragazzo di Dresda, certamente influenzato come ogni artista, dal luogo in cui ha trascorso la sua adolescenza e dove sono maturate le sue attitudini musicali. Cuthead nasce dall’hip hop e dal vecchio movimento underground della sua città natale, influenzato da break e IDM, facente parte di una delle crew più rinomate del posto, come organizzatori di eventi itineranti. Nel 2008, grazie anche alla sua partecipazione alla Red Bull Music Academy di Barcellona, si avvicina al 4/4, cercando di affinarsi musicalmente, trovando una coesione tra gli elementi che lo hanno maggiormente influenzato fino a quel momento e nuovi innesti come la musica elettronica. Ad oggi il risultato di questa continua sperimentazione è una miscela di suoni campionati provenienti dall’hip hop, con sfumature elettroniche e groove sporchi pieni di energia ed il suo primo EP che voglio analizzarvi ne è la chiave.
La prima traccia che compone la release “Vibratin’” è un gioco di energia e ripartenze, riverbero presente fin dalla prima battuta di cassa e accenni vocali in delay sono i primi elementi che ci fanno da antipasto prima dell’arrivo di un campione di bassline anni novanta e un arpeggio acid…un treno! “Brother”, traccia principale dell’EP, nonché quella che gli da il nome, dimostra ancora il mood energico dei suoi lavori, ma stavolta la parte vocale è più articolata, il basso meno incisivo e viene inserito un riff melodico dalle attitudini jazzistiche, il tutto molto armonioso, nonostante la veste decisamente techno del groove. Elementi percussivi e un pad in crescendo ci fanno strada sulla terza traccia “Transgerssions”. Dal titolo potremmo immaginare un qualcosa di totalmente fuori dagli schemi, ma poi ci accorgiamo che fino ad ora è sicuramente la traccia più attuale: anche qui ci troviamo a che fare con elementi provenienti da un ambiente più jazz e questo a mio avviso è l’asso nella manica di Cuthead, che grazie a queste contaminazioni riesce a dare quel tocco elegante all’ambiente sporco dei suoi groove… molto ipnotico! La traccia numero quattro abbassa il bpm e spezza la cassa. Siamo nella sua jungla, quella dell’ hip hop. “Seram Lembah” fa uscire come non mai, la sua materia preferita e ci catapulta in una battaglia a suon di rime.. yo!
Chiude questo lavoro “Heartless”, la mia traccia preferita dell’EP… l’apoteosi dei sensi, un tuffo nel cuore per tutte le stagioni. Tre minuti di occhi chiusi e brividi dietro il collo. Potrei quasi dire di aver voluto recensire questa release, solo dopo aver ascoltato quest’ultima ed in parte è vero, poi ho ascoltato l’intero lavoro e non ho avuto minimamente dubbi. In conclusione io in queste righe mi sono limitato ad analizzare da un punto di vista prettamente personale e opinabile un EP che è il risultato della crescita artistica di un ragazzo che sa regalarci delle emozioni e cerca di creare qualcosa di nuovo contaminando molti aspetti della musica di ieri e di oggi, rimanendo sempre in un ambito underground. “Brother” è insieme di sfumature che ritraggono quello che lui vuole comunicarci attarverso di essa, ben fatto, soldio e creativo, con una perla nel finale “Heartless” che mette in pace tutti i sensi, una visione a modo suo di una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi…che se non conoscete già, sta a voi scoprire. Provare per credere!