È sempre stato una creatura sfuggente, l’IndieRocket Festival. Sfuggente ma coriacea. Con base prevalentemente in quella Pescara che, soprattutto rispetto al numero di abitanti ed alle potenzialità, spesso è stata più matrigna indifferente che madre amorevole nei confronti di musiche non standardizzate (proprio in questi casi talora nascono gemme, solo che non riescono a strutturarsi), IndieRocket taglia in questo 2024 il traguardo della ventunesima edizione. Ed è un traguardo enorme.
Ciò che però rende ancora più enorme ed importante questo traguardo è la maniera in cui ci arriva, non è infatti solo di numeri, di presidio. Sono anni infatti in cui l’IndieRocket ha fatto un grande lavoro su se stesso, per nulla facile, per nulla scontato. Bel paradosso: mentre il marchio stilistico “Indie” nella scena italiana diventava sempre più sinonimo di mainstream, canonizzazione e luoghi comuni redditizi e un filo paraculi, al festival abruzzese che “Indie” ce l’ha proprio nel nome accadeva esattamente il contrario. Col risultato che per certi versi oggi il suo nome sembra in qualche modo inadeguato e sviante: in realtà proprio nel suo essere vivo, mutante, ricettivo verso le nicchie più coraggiose del presente e del passato più o meno recente, IndieRocket dimostra di essere “indie” più che mai. Siamo al grande paradosso: oggi sei più indie se non programmi cose indie.
Parlando di programmazione poi quest’anno IndieRocket mette il carico pesante anche come organico, visto che Paolo Francesco Visci – consolidata forza motrice della rassegna fin dalla sua nascita – si è fatto eccezionalmente affiancare da Gianluca Gozzi, sì, proprio quel Gozzi di cui tanto si è parlato (e di cui tanto noi per primi abbiamo parlato…) per come è stato avvicendato nella gestione di ToDays a Torino. Già: Gianluca ha trovato “ingaggio” a Pescara, chi l’avrebbe mai detto, seguendo le stesse traiettorie di Leovegildo Junior. Se siete tifosi del Toro, avete già capito. Di sicuro Junior, dopo anni magici fra i Granata, ha lasciato un gran bel segno anche in riva all’Adriatico. Un buon auspicio?
(Da Torino a Pescara, amori a prima vista; continua sotto)
Ma lasciamo stare il calcio. Torniamo alla musica. Il concept fondante del festival, AQU-Æ-QUINOX, in modo cervellotico e un po’ elonmuskiano racconta invece una cosa lineare e molto stimolante: il fluire convinto come non mai di IndieRocket verso sponde più digitali ed elettroniche, così come un’attenzione verso venue ad alta capacità di suggestione e di comunanza con la natura, approccio che avrà il suo trionfo nella giornata finale. Ah ecco, prima di tutto fuori le date: 20, 21 e 22 settembre. Coraggio e personalità anche qui, nello sfilarsi dal grande calderone estivo e provare a mettersi in un weekend dove non si mette nessuno, perché c’è chi ha paura sia troppo tardi per l’estate e troppo presto per l’autunno, quando invece dovremmo iniziare a capire che se la musica è buona il tempo avrebbe da essere sempre quello giusto, in qualsiasi weekend si stia.
(Una line up notevole: fresca, non scontata, intelligente; continua sotto)
La musica è quella giusta eccome. Venerdì 20, Lorenzo Senni non ha bisogno di troppe presentazioni, Maria Chiara Argirò neppure, quella strana ma intrigante unit creativa che è Föllakzoid potrebbe sorprendere e stregare col suo sciamanesimo kaut-trans-digitale, l’egiziano 3Phaz è un talento potentissimo nell’estendere i confini della techno e della bass music, occhio anche a Yousuke Yukimatsu (…perché risuona sempre un principio sacri degli anni storici del Sónar: “Non perderti mai un giapponese in line up, saprà sempre sorprenderti e farti stare bene”).
Sabato 21, il giorno dopo, elettronica ancora di più sugli scudi: coi reverendi Mouse On Mars, il bravissimo e molto sottovalutato Om Unit, il corrosivo e visionario Forest Swords. Che trittico, davvero. Spostandoci sul versante live, come non segnalare Coca Puma: una delle novità più belle nel mondo del cantautorato di classe di casa nostra in quest’annata.
Domenica 23 ci si sposta da Pescara e dal Padiglione Becci per andare a Pollinaria ed al Teatro del Grano, con una serie di proposte potenzialmente molto sfidanti ed interessanti tra jazz, avant, punk e suggestioni letterarie più un’autentica garanzia, il live di Bassolino con la sua ottima band.
Complessivamente ci sembra un cartellone di grandissimo gusto, di non scontata competenza, di graditissima personalità. Scavallate le venti edizioni, IndieRocket meno che mai è uno stanco monumento di se stesso che si trascina, è invece una delle creature più vive e stimolanti nel panorama dei festival estivi italiani. Sta al territorio premiarla e supportarla, perché se lo merita eccome; ma se non siete di lì e avete ancora cartucce da spararvi come “viaggio da weekend” nel prolungare l’estate, mettete assolutamente l’Abruzzo al primo posto nella lista. IndieRocket è proprio un gran bel festival. Ed è un perfetto antidoto all’impigrimento intellettuale: un antidoto che ti intrattiene e ti fa star bene, non uno di quelli che è lì a farti la morale.
Biglietti, qui.