E’ un autentico cult: “48 Ore”, il film con Nick Nolte ed Eddie Murphy, sarà ben conficcato nella memoria di chi negli anni ’80 già andava al cinema. Tra l’altro il regista era niente di meno che Walter Hill, l’autore de “I guerrieri della notte”, film assolutamente seminale per chi sia un minimo appassionato di hip hop e cultura urban. “48 Ore” è meno teso è cupo, ha più spettacolarità e sense of humour (d’altro canto, se hai Eddie Murphy protagonista…), ma comunque in quanto a thrilling non scherza: la suspense c’è, eccome.
Bene: ancora 48 ore per sapere se e come torneremo a ballare legalmente. Almeno questo è l’impegno che è emerso dopo l’incontro – che già preannunciavamo ieri – tra i rappresentanti di settore capitanati dal presidente del SILB Maurizio Pasca e il sottosegretario Costa, facente parte del dicastero a dir poco strategico della Salute. Ora l’ultima parola spetta al ministro Speranza, e al CTS, il Comitato Tecnico-Scientifico che è il contraltare medico-scientifico con cui si rapporta la politica per capire il da farsi. Più di una indiscrezione dice che proprio il CTS si sta dimostrando molto possibilista verso una ripresa del ballo; in generale, nessuno mette in dubbio che dall’1 luglio, finalmente, dopo quasi sedici mesi di stop – tolta la parentesi dell’estate scorsa, per qualcuno – discoteche e sale da ballo possono riaprire.
Restano però molti interrogativi sul piatto. Non secondari. Saranno insomma 48 ore piuttosto dense, e chissà se ci vorrebbe e vorrà un Walter Hill per raccontarle. Quale sarà il protocollo concordato? Se pare sicuro che sarà necessario un “green pass” per accedere in discoteca (insomma: o vaccinati, o tamponati) ci sono ancora molti punti da fissare per bene. In pista con mascherina o senza? E il distanziamento? Quali altri adempimenti dovranno fornire i locali, ad esempio nel formare il personale e magari nel prevedere figure specifiche? Il peso di questi adempimenti per molte realtà può essere già robusto di per sé, ma questo peso si fa ancora maggiore pensando al fatto che, è praticamente certo, le capienze saranno ridotte. E considerando che le capienze legali in Italia già sono un punto dolente (spesso si raggiungerebbe il sold out legale con un locale ancora pieno a metà o poco più), ci sarà molto da discutere.
Non siamo qua per fasciarci la testa. E’ comunque una vittoria già solo poter annunciare “Tra 48 ore sapremo…” dopo che per tanto, troppo tempo il ballo è stato semplicemente ignorato e svillaneggiato, nella discussione politica e un po’ anche in quella collettiva nella fazione più benpensante.
Deciderà chi di dovere – e chi di dovere avrà gli strumenti per decidere. Pare esserci un consenso abbastanza strutturato sul fatto che pretendere in pista distanziamenti è un non-sense, e stesso destino forse anche per la mascherina (che però va sempre portata con sé). In questo modo potrebbe tutto essere un po’ più normale, un po’ più bello. Di sicuro l’estate è alleata: abbiamo già visto l’anno scorso che con la bella stagione, il caldo e la vita all’aria aperta il virus – almeno in Italia e in generale in Europa – pare “andare in letargo“, per usare le parole di Zangrillo. Il che non significa che possiamo sparare i mortaretti per aria, baciarci in bocca e tossirci in faccia: significa che abbiano margine per provare, sperimentare, valutare. Auspichiamo sia dalla parte delle istituzioni che da parte degli operatori di settore massima cautela ed attenzione nel monitorare la situazione, nel seguire le linee guida. Perché solo in questo modo potremo iniziare forse a capirci un po’ meglio su come si comporta questo virus. Non è che con le (probabili) riaperture di luglio il problema è passato e il santo gabbato.
Anche perché se pubblico ed esercenti si comportano ammerda, si darà fiato alle trombe della nutrita frangia del benpensantesimo che già l’anno scorso ha incolpato senza possibilità d’appello le discoteche e il divertimento notturno per l’ondata autunnale, quando al momento quasi tutti gli esperti paiono concordare che la recrudescenza del contagio si misura nell’arco temporale dei 15-20 giorni. Dal 17 agosto – giorno delle chiusure delle discoteche per decreto – ad ottobre, intercorre giusto qualche giornata in più. I benpensanti non vedono l’ora di poter spargere il fiele dell’indignazione (…e della frustazione?) su ciò che è “discoteca“, “ballo“, “divertimento“, “notte“. Vediamo di essere così intelligenti da non prestare il fianco, in questa fase così delicata.
Chiaro: dipende anche molto da cosa sarà realmente partorito, pensato, stabilito nelle prossime 48 ore. Cerchiamo di essere realisti. Cerchiamo di essere pragmatici. Cerchiamo di essere propositivi. Cerchiamo di essere maturi. Cerchiamo di non essere ipocriti. Vale per tutti.